venerdì 25 novembre 2016

Riflessioni di fine novembre

Allora, vediamo: tra qualche mese compirò 40 anni. Qualche capello bianco è già spuntato, la barba pure si è schiarita. Lavoro, svolgendo cosiddetti lavori autonomi, da quando ne avevo 20 (mai percepito uno stipendio degno di tale nome in vita mia).
Pur lavorando fin da subito dopo la conclusione delle scuole superiori, mi sono laureato in Economia.
Undici anni fa decisi di lasciare il ricco mondo della consulenza finanziaria, per dedicarmi a quello che rappresentava di più il Mio Essere e, quindi, il motivo per cui fossi venuto in questo mondo.
Dall'età quindi di 28 anni, ripartendo totalmente da zero, in un settore economico professionale quasi inesistente, a botte di incrementi di attività e di ricavi annuali per nulla ovvi (anche quest'anno registro un +10% nel fatturato, rispetto allo scorso anno), rientro attualmente, secondo le statistiche ufficiali, nella fascia di ricavi del medio professionista "non ordinistico" italiano, con un fatturato annuo (quindi LORDO) compreso tra € 15000,00 e € 20000,00 e, senza far numeri, garantisco che le due cifre, la mia e quella media, coincidono quasi alla precisione del singolo euro (cifra che è comunque inferiore a quella del medio dipendente pubblico, che non può non essere un parametro cui riferirsi). Nella media quindi: tutt'altro che una situazione limite, la mia.
Fatturo ogni singolo emolumento che percepisco (anche quando gli altri mi guardano come un marziano, per non dire un cretino); non faccio vacanze; giro con una utilitaria 1200 cc di cilindrata, di quasi undici anni, acquistata usata, con attualmente 205000 km; ho un piccolo smartphone "di base", pagato un paio di anni fa € 90,00 (pur essendo tra i pochi, visto il mio lavoro, legittimato ad averlo anche più "performante" per mero uso professionale); ho un computer portatile di quasi dieci anni; non mi concedo quasi per nulla "piaceri" vari e vita sociale; mi vesto ancora con capi di vestiario, quando non regalati, per lo più comprati, in alcuni casi, più di un decennio fa; lavoro quasi sempre anche la sera dopo cena; faccio ovviamente tutto da solo dal punto di vista della creazione e commercializzazione del mio "prodotto"; non riesco a mantenere la mia famiglia e penso che avrei molta molta difficoltà anche se fossi solo, pur avendo scelto di non vivere più in città ed essendoci trasferiti, in affitto, in campagna.
Tutto quello che guadagno lo spendo per vivere, non riuscendo a mettere via nulla e non avendo nulla da parte già accumulato.
Appena finita di pagare la quinta rata del saldo delle imposte per il 2015, è arrivata un paio di giorni fa una botta di più di € 1000,00 di acconti (imposte e INPS, quest'ultimo per più di € 820,00) relativi al 2016, da versare entro il 30/11 p.v..
Dato che sono già abbondantemente in rosso sul c/c, vicino al limite di fido concessomi dalla banca, ho chiesto "aiuto" alla commercialista che, molto chiaramente e onestamente, mi ha illustrato che... il peggio deve ancora venire, con i saldi previsti per luglio e novembre 2017, rispetto ai quali, secondo le proiezioni attuali, dovrò versare un qualcosa come circa € 4000,00, sempre tra imposte e INPS (che non è affatto certo che rivedrò poi in termini pensionistici, e chissà quando), situazione generata anche dall'essere questo il primo anno di passaggio per me dal regime fiscale "dei minimi" all'attuale forfettario. Come ogni "primo anno di impresa", fiscalmente è il più pesante.
Ad ogni modo, registro una pressione fiscale diretta effettiva del 43% abbondante, a cui aggiungere le varie TARI, canone RAI e compagnia bella, che non aggiungo in termini percentuali per non sentirmi male.
Verserò dunque per intero l'acconto di più di € 1000,00 (altrimenti graverebbe poi sul saldo da dover versare nei prossimi mesi), grazie all'intervento dei miei genitori, che, di fatto, mi prestano soldi (ancora una volta), per pagare le tasse.

Le soluzioni dal punto di vista fiscale? Due. Alternative. O chiudere la partita iva e tornare tra gli "occasionali" con però un limite annuo, a volerlo rispettare, di al massimo € 5000,00 di fatturato (meno di un terzo quindi di quello che registro ora) - situazione che ritengo essere una "sconfitta" personale, o comunque almeno una regressione - o mantenere la partita iva ma fatturare il meno possibile (...), che, per come sono fatto io, è una sconfitta peggiore dell'altra.

...non mi troverete impiccato all'albero in giardino perché sarebbe codardia e mancanza di considerazione e di amore per chi mi vuole bene. E non me ne vado da questo Paese, rimango qui a lottare fino all'ultimo, perché sarebbe un mero trasloco e non una trasformazione delle condizioni della nazione che mi ha dato i natali, il cui articolo 4 della Costituzione della Repubblica, per inciso, afferma: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."


Tra qualche giorno saremo chiamati a esprimerci su cambiamenti importanti di questa nostra Costituzione.
Prima di pensare di cambiare, è necessario applicare. E verificare.

2 commenti:

  1. Ti ho incontrato un anno fa, e se ti fossi presentato così, forse ora farei altro, ma ti ringrazio ti aver trasmesso a noi corsisti non quello che è il mondo professionale delle guide, ma quello che trasmette il bravo ed appassionato professionista della natura.
    La mia come tu ben sai è un altra storia e sono convinto che insieme si può fare molto per questa nazione, finché ci saranno persone come te ci sarà la certezza che domani sarà migliore di ieri.
    Grazie Vasco

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  2. caro Riccardo, grazie per il bel contributo alla descrizione della situazione attuale di chi sta provando a "farcela da solo". Di quell'Italia che sta provando a farcela, nonostante il popolo dei furbetti, nonostante la sua classe politica, nonostante l'analfabetismo funzionale che impedirà a metà del paese di capire un'acca di quello che hai scritto... nonostante. Un abbraccio. Marco

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