venerdì 16 settembre 2016

Arricchimento


Uccelli a forma di strega.
Che cosa c'è di più efficace di definizioni di tale tipo per descrivere in pochissimi termini e, soprattutto, correlarci a una immagine significativa per noi che una come questa descrizione qui sopra?
Eppure, è la semplice traduzione della parole strigiforme (striges=streghe; formes=forma). E Strigiformi è, tassonomicamente parlando, l'Ordine a cui appartengono i rapaci notturni, quali gufi, civette, allocchi, assioli e barbagianni.

Pensavo di scrivere un post abbastanza tecnico su una di queste meravigliose specie, snocciolando dati e illustrando caratteristiche scientifiche di quella del Gufo Reale, la più rappresentativa, che abbiamo avuto occasione di vedere un mesetto fa, nel corso della Settimana Verde, quando abbiamo visitato il Parco Faunistico di Spormaggiore, nel Parco Naturale Adamello Brenta.
Tuttavia, dopo una giornata dedicata all'Interpretazione Ambientale, il cui scopo non è appunto snocciolare nozioni bensì far vivere un'esperienza indimenticabile a chi visita (anche) uno dei gioielli naturalistici del nostro Patrimonio Naturale e Culturale, preferisco non dire molto altro e lasciarvi assaporare fino in fondo il messaggio intrinseco di questa frase di cinque parole.
Uccelli a forma di strega.

Animali misteriosi e affascinanti, la cui presenza - notturna - in volo spesso è percepita per un brevissimo istante sopra le nostre teste, magari illuminata per un attimo dai fari della macchina che stiamo guidando, una presenza che ci rimanda col pensiero proprio a quella di silenziosi fantasmi della notte, ispiratori di favole e dicerie, il più delle volte infondate dal punto di vista scientifico, ma che racchiudono le emozioni degli uomini che ci hanno preceduto. E che, se siamo onesti, sono uguali alle nostre di oggi.
E allora, gli occhi arancioni che caratterizzano il Gufo e che si differenziano, ad esempio, da quelli gialli della Civetta o da quelli bruni dell'Allocco e del Barbagianni, occhi che riescono a vedere nel buio anche 100 volte in più di quanto sia in grado di fare l'uomo. Oppure il disco facciale, in grado di catturare i minimi fruscii del sottobosco notturno, insieme alle piume modificate sul viso - vibrisse come quelle dei gatti - come una sensibilissima parabola satellitare, di quelle che usiamo per la tv.
O le zampe con l'artiglio "opponibile", che gli consentono di maneggiare le prede come se avessero le mani. O ancora, come dimenticare, il collo in grado di roteare fino a 270°, per consentire la massima capacità di percezione e analisi dell'ambiente, pur rimanendo perfettamente fermi sul proprio posto, per non farsi scoprire. Oppure, la straordinaria evoluzione che hanno avuto le penne delle ali che, con apposite frange di piccoli peli, consentono a questi uccelli di volare battendo le ali (nel caso del Gufo Reale, lunghe, singolarmente, un metro e più!) senza generare il benché minimo rumore.
Ecco, tutto questo, rimane solo un insieme di dettagli, un insieme di magnifici dettagli della perfezione della Natura, che siamo stati in grado di riassumere in una frase essenziale ma precisa, in un concetto chiaro e correlato alla nostra esperienza, al nostro intimo, che ci rimanda a un'immagine affascinante e, indirettamente, ci invoglia a rispettarla e a salvaguardarla.
Senza i saggi Gufi saremmo tutti un po' più poveri.
Ma anche senza la Saggezza nostra e la volontà di manifestarla.

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