martedì 18 agosto 2015

Si sale: Quota 240


Settimana Verde CRLI - Madonna di Campiglio - 01-09/08/2015

Allaccio gli scarponcini. Prima il destro poi il sinistro.
Poi mi alzo dalla sedia, prendo lo zaino e infilo le braccia negli spallacci. Prima la destra poi la sinistra. Allaccio la cinta ventrale, la stringo sulle anche per scaricare un po' il peso e poi quella pettorale, per stabilizzarlo. Ora, io e lo zaino, siamo un corpo unico.
Quante volte avrò fatto tali azioni in questi anni? Migliaia? Non saprei, sta di fatto che è una sensazione di appartenenza. Totalmente Mia. Ci sto pienamente dentro.
Ho controllato tutto l'equipaggiamento minuziosamente, come sempre. C'è tutto.
Lo zaino sembra essere meno pesante di altre volte eppure non ho tolto nulla, anzi: ho aggiunto alcune cose, sulla base dell'esperienza. Forse sono io a essere più forte, penso.
Mi guardo di sfuggita allo specchio, come ultima conferma, e l'immagine di me con lo zaino sulle spalle rimanda la medesima sensazione: sono pronto.
Giù nel cortile dell'hotel mi aspettano.
Quest'anno siamo in 240.
Ora che scrivo penso che in realtà non si è mai pronti del tutto, in casi come questi. Ma questo è il dopo, non sono pensieri che passano in quei momenti. Ed è un bene: non devono passare.
Il viaggio si fa sulla strada, ha detto qualcuno. Allora, non resta che partire e andare.


Il rischio, quest'anno, è di adagiarsi sugli allori, di bearsi dell'impresa dello scorso anno.
Ripetersi almeno agli stessi livelli non è mai semplice. Ma non impossibile, comunque.
I sequel spesso sono meno belli e interessanti delle prime ben riuscite, ma capita anche il contrario.
C'è solo una cosa che può fare la differenza: la dedizione e la cura ai dettagli. E, ovviamente, far tesoro dell'esperienza.
E' quello che mi ha portato fin qui ed è quello che servirà anche questa volta. Sarà un ottimo sequel, decido.
Aleggia nell'aria un lieve senso di rilassamento, per certi aspetti, complice anche un naturale affidamento alle certezze: comprendo e non posso essere quindi proprio io a cedere.
Sono situazioni limite, il cui algoritmo del successo si compone di innumerevoli variabili. E dato che non è possibile ipotizzare tutto, almeno di quello di cui sei consapevole e che conosci non puoi lasciare nulla all'improvvisazione. ...Sempre bella la teoria...
In pratica, invece, ora che scrivo, comodo sulla poltrona, mi sembra che le cose riescano in ragione del non avere aspettativa alcuna e di essere, invece, comunque pronto a tutto. Cosa che a volte richiede il saper improvvisare...


I primi tre giorni, come sempre, sono i più impegnativi. Tanto ci vuole, per la gran parte dei partecipanti, a entrare "a regime". Sciogliere le gambe, allargare i polmoni, prendere e prendersi le misure. E, prima ancora, e questo mi riguarda in prima persona, per far comprendere cosa si fa qui. Quest'anno più che mai: siamo tutti più stanchi o meno preparati (complice anche il fatto di avere molti volti nuovi con noi) e l'inizio settimana si sente di più. Sarà stato il gran caldo che tutti abbiamo sopportato per settimane, prima di approdare all'ombra delle Dolomiti di Brenta?
Tutti generalmente più stanchi, tranne invece il sottoscritto. Fatto curioso.
Forse è vero, allora, che sono più forte.
Vengo da una stagione dei campi estivi coi ragazzi non di certo riposante e la cosa un po' mi sorprende. Ma va bene così, senza dubbio.



La settimana, in particolare i primi giorni, sono costellati da una serie di piccoli ma non irrilevanti incidenti in escursione. Segno che qualcuno ha allentato il cordone dell'attenzione e quindi mi preme di essere il primo a rimetterne sul piatto.
D'altronde, è una vacanza per tutti, anche per gli altri membri dello staff organizzativo, tranne che per il sottoscritto: il clima vacanziero, nonostante la complessità dell'organizzazione tutta, è sempre lì che incombe. E invece serve protezione, fino all'ultimo minuto in cui saremo qui.
Ad ogni modo, i piccoli incidenti sono utili – quasi necessari – a farci capire come stiamo e a prendere, appunto, le adeguate misure. Nell'arco della settimana devo mettere mano più volte al programma inizialmente divulgato al gruppo, per apportare modifiche che rendano il tutto più fattibile per la gran parte dei presenti. Considerazioni, peraltro, che avevo già fatto in fase di programmazione e che invece non erano state del tutto recepite dallo staff organizzativo. Della serie: come volevasi dimostrare.


E' una situazione unica nel panorama italiano questa, che io sappia (e altrove pure? Chissà), ma mi ci muovo con fluidità. Ne sono lieto. E' una sensazione confortante e piacevole, ovviamente, di grande soddisfazione. Sicuramente aiutano i tanti attestati di stima ricevuti dal gruppo durante la settimana e ormai da anni, così come l'ambiente ormai "familiare" in cui opero da quattro stagioni a questa parte: i bambini che aprono la fila dietro di me ogni giorno in escursione crescono; qualcuno non si può più nemmeno definire bambino.
In sette giorni di escursioni macino un centinaio di km sui sentieri e salgo e scendo qualche migliaio di metri di dislivello.
Mi porto dietro, anche questa volta, un paio di centinaia di persone per le valli del Parco Naturale Adamello Brenta, altro straordinario luogo ricco di ambienti diversi e bellissimi, animali rari, cascate alte e impetuose, laghi fiabeschi.



Sabato pomeriggio. Ormai in aria di ripartenza (l'indomani mattina), preparata la valigia, finalmente mi concedo una passeggiata rilassata per le vie del centro di Madonna di Campiglio, dove soggiorniamo da inizio settimana, prima di cena.
Guardo disinteressato le vetrine dove sono esposti golfini di cachemire a prezzi indicibili e oggettistica varia altrettanto costosa. Qui si compete con Cortina d'Ampezzo in fatto di mondanità.
Mi imbatto nel punto informativo delle Guide Alpine locali e decido di entrare a dare un'occhiata. Qui, negli ultimi cento anni, si è fatta anche la storia dell'accompagnamento in montagna, e, prima ancora, dell'Alpinismo, essendo, tra le altre, il luogo in cui vive e opera da decenni Cesare Maestri.
Prendo uno dei depliant esposti sul bancone, con cui promuovono mirabolanti attività sportive in montagna e di scoperta delle valli circostanti, così come di viaggi extra-continentali per salire le cime più importanti e famose dall'altra parte del mondo. Lo osservo e leggo attentamente per un paio di minuti.
Poi mi fermo, sorrido e chiudo il depliant. Davvero ben fatto e attraente ma lo ripongo con cura sul bancone, rispettando l'ordine con cui sono stati impilati e, dopo averli fissati tutti per un altro secondo, in silenzio, giro la testa ed esco dal locale salutando i due operatori presenti con inalterato sorriso.
Fuori, un lieve e fresco venticello si è alzato. Scende dalle cime delle soprastanti Dolomiti di Brenta e percorrerà da qui tutta la Val Rendena, ai piedi di Campiglio.
Mi accarezza il viso, delicatamente e silenziosamente. Chiudo gli occhi e inspiro profondamente.
Tra non molto non ne rimarrà che il solo ricordo in memoria.

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