giovedì 22 giugno 2017

Diversamente meraviglioso


Campo estivo WWF - Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise - 10-17/6/2017

La Roccia si fa ogni anno più dura. O la Freccia, forse, si è un po' usurata col tempo. Fende l'aria meno stabilmente: trema un poco, tentennando.
La durezza del Diamante però è proverbiale; ed è per sempre, come ci ha insegnato a dire la pubblicità. A ciò occorre affidarsi.

Ogni volta che rimprovero un bambino, o un gruppo di bambini, mi si torcono le budella. Mi mordo la lingua.
Non mi piace il ruolo dello sceriffo ma è sempre più difficile riuscire a fare a meno di incarnarlo: il rispetto delle regole sta sparendo. Cioè, le regole stanno sparendo. Ed è un problema.
La tendenza all'emulazione tra individui poi, fortissima tra i bambini, non fa che metterci il carico da undici, come dice chi gioca a briscola.
Tuttavia, la responsabilità non è dei bambini. Lo è in senso profondo, perché ognuno è protagonista della propria vita fin dal momento in cui si presentifica su questa Terra ma si sa che la parte istintiva ed emotiva nel bambino la fa da padrone su quella logico-razionale, almeno fino a una certa età. E questo, di per se, invece, non è un problema. Anzi, meno male che sia così.
I bambini hanno bisogno di regole, e bambini, figli, che non obbediscono è retribuzione per una sregolata comunità, per le gravi offese alla Vita e alla sua Legge che sono state da essa perpetuate, per ciò che ha costruito.


Un gruppo oggettivamente troppo numeroso in partenza (nonostante le ripetute segnalazioni fatte a chi di dovere ogni anno a riguardo), la concentrazione di due-tre situazioni particolari, l'instaurarsi di una serie di dinamiche interne al gruppo stesso, hanno contributo a creare un'atmosfera di minor agio per tutti e, in particolare, per i bimbi, per i quali tutto questo si mette in piedi, e che, in questi casi, tendono a lasciarsi meno andare per tutto quello che riguarda il manifestarsi nella propria naturalezza, canalizzando quindi le proprie energie in modi innaturali (mancanza di ascolto, chiasso insopportabile, litigi, pianti di nostalgia, lagne, dispetti, prese in giro, giochi fuori luogo, ...).
Questo ha comportato - come è ovvio - per noi operatori (ero insieme a Valentina - partner storica ormai di tante di queste "avventure" - e Gilberto, nuovo a queste esperienze ma che non si è risparmiato un minuto) di dedicare più tempo da parte nostra a tutti quegli aspetti "gestionali" del gruppo, per il mantenimento della sicurezza, delle possibilità di condivisione, del controllo, dell'"ordine", togliendone però alle attività ludiche, didattiche ed esperienziali previste.
All'opposto, invece, per come intendo io un campo estivo, l'occasione dovrebbe essere proprio un'opportunità per lasciare ai partecipanti la più ampia libertà di espressione (nei limiti degli elementi oggettivi). Educazione Libertaria, a cui ho fatto più volte cenno qui.
L'arciere non sempre riesce a vedere dove si è conficcata la freccia che ha scoccato, deve verificare il raggiungimento del bersaglio. Ha bisogno di andarla a cercare magari nel folto del bosco.
E per la prima volta, un'ombra di insoddisfazione rispetto a come fossero andate complessivamente le cose mi ha accompagnato sul finale di settimana.

Finito il campo, il rientro lento in auto sulla strada di curve che esce dal Parco, mentre scruto gli arcigni contrafforti calcarei di questo splendido angolo d'Abruzzo e d'Italia che cadono in ampi e dolci valloni, e i ricordi della settimana e connessi pensieri fanno capolino e si avvicendano. Rivedo situazioni, rivivo momenti, riconsidero l'insoddisfazione come una caratteristica delle menti più vivaci e cerco di comprendere, immagino dove avrei potuto fare diversamente, e meglio. Il gruppo è lo specchio di chi lo conduce. Lo dico sempre nei corsi di formazione, non può che valere anche - e soprattutto - in questo caso.
Ho sbagliato cosa? Ma... ho sbagliato?


Poi, cominciano ad arrivare i primi riscontri.
F., che aveva partecipato ad un meraviglioso turno di campo con me e Valentina già lo scorso anno, fa capire a suo modo alla mamma che era venuta a prenderla - e che poi mi ha riferito - che questa nuova esperienza è stata in qualche modo "diversamente meravigliosa".
In serata, giunto già a casa, arriva questo sms, dalla famiglia che aveva lasciato il campo per ultima e con la quale mi ero fermato un po' a chiacchierare: "Gentile Riccardo, grazie ancora di tutto, soprattutto per l'infinita pazienza! Pensavamo che rientrando a casa i bimbi facessero festa e invece... G. moggio moggio e D. è scoppiato in un pianto inconsolabile! Gli mancano gli altri bimbi ma soprattutto lei, Gilberto e Valentina!!! Ha voluto assolutamente che le scrivessi e glielo dicessi. La prego volerlo riferire ai suoi colleghi. Grazie ancora per la bellissima esperienza! Famiglia U."
Un messaggio che ha un grande significato e un grande valore, perché mi ha dato modo di vedere, di nuovo, che la percezione dei bambini è diversa. Cosa che in certi momenti ti sfugge, complice la stanchezza, le poche ore di sonno ma anche i pochi giorni a disposizione che hai; complice il peso della responsabilità e la necessità di avere sempre mille occhi, l'essere - ahimè - sempre messi nella condizione di lavorare in emergenza e al ribasso dei costi, ma anche semplicemente perché si è presi dalla voglia di fare bene guardando però solo se stessi. Sfugge, a volte, anche se hai l'età, anche se hai l'esperienza.
E invece è proprio questa diversa percezione, questo loro mondo che dobbiamo preservare e tutelare. Laddove, dinnanzi a un bambino, non la vediamo esprimere è perché c'è un disturbo, che spesso è di matrice esterna. Un bambino, dunque, quello che dobbiamo aiutare nel ritrovare quella innanta percezione e riappropriarsene. Quella naturalezza, quel proprio mondo. Un mondo, una dimensione, di cui abbiamo tutti bisogno. Loro e noi adulti.
Questo che abbiamo costruito non è un mondo per bambini. I bambini, che infatti sono sempre più soli, circondati da mille ansie e mille paure da parte delle famiglie e di chi, almeno a parole, si prende cura di loro; un mondo in cui spesso sono la valvola di scarico di problemi e situazioni che non dovrebbero toccarli. Un mondo in cui non hanno sufficienti spazi di manifestazione individuale, fisica e intellettuale. Non possiamo non tenerne conto.
I Bambini - uso la B maiuscola... - e la loro innata purezza, la loro innata gentilezza, l'innato disinteresse per le cose mondane, ma anche la salda concretezza, l'innato amore per le piccole cose e, nel contempo, per le grandi imprese, sono proprio il contrario di ciò che caratterizza la realtà di oggi. I Bambini ci salveranno, dall'abbrutimento e dall'aridità di questa epoca.
Diamogli lo spazio necessario. Lasciamogli la possibilità di realizzare ciò manifestandosi e supportiamolo, senza interferire. Cresciamoli lasciandoci condurre sul loro sentiero.
In ogni caso, anche quando meno ci sembrerà così, ciò farà la differenza.


Grazie quindi a Margherita, Noemi, Elena, Francesca, Penelope, Caterina, Carlotta, Filippo, Domenico, Valerio, Edoardo, Gabriele, Davide, Marco, Luca, Thomas, Giacomo, Andreino, Andrea P., Andrea Q., Arnaldo (e Valentina e Gilberto) per avermelo, a loro modo, fatto di nuovo vedere. Per avermelo fatto di nuovo, e più chiaramente, comprendere.

La roccia più dura, in fin dei conti, è in grado di reggere carichi maggiori. E solo sulla roccia più dura è possibile fare costruzioni più grandi.

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